Rassegna stampa

  • Gli Amici dell’Obante cantano per il compleanno del CAI Valdagno

    Siamo stati ospiti della sezione CAI di Valdagno per festeggiare con loro il fantastico traguardo delle 100 candeline!
    All'inizio la voce tremava, il fiato era corto e l'emozione era tanta, ma grazie all'accoglienza e al calore del pubblico in un attimo questi due anni di pausa forzata, come per magia sono svaniti. Un grazie al Cai Valdagno per averci invitati a festeggiare ancora una volta assieme.

  • Gli Amici dell’Obante cantano la tradizione tra anguane e trincee

    È uscita la settima incisione del coro Amici dell’Obante finita di registrare appena prima dell’arrivo della pandemia scatenata dal Covid-19. Il titolo “Tra storia e leggende” si ispira al contenuto delle canzoni che costituiscono la fase più recente del repertorio del coro. Testi e musica sono del cantautore valdagnese Nico Bonato.
    Si spazia dalle leggende che cantano i protagonisti della tradizione popolare, come le anguane, o sono legate alle montagne e al loro fascino, alla storia, soprattutto quella vissuta e narrata dalla gente semplice: i soldati in guerra, tra il freddo ed il pericolo nelle trincee; i poveri preda della fame e della miseria, costretti ad emigrare abbandonando la propria terra e gli affetti più cari; gli sconfitti dalla vita, capaci solo di affidarsi alla preghiera; i giovani innamorati della vita e della montagna. Il lavoro testimonia anche il lungo cammino percorso dal coro di Valdagno, il suo mantenersi legato al canto popolare degli inizi, ma anche la capacità di rinnovarsi unendo appunto tradizione ed innovazione. Si tratta di un viaggio lungo 73 anni ma sempre aperto al futuro.
    L’attuale direttore Svetlana Skorobogataia Malets ha portato le sue conoscenze musicali e la sua competenza professionale favorendo in questo modo la crescita di tutto il coro.

    da "Il Giornale di Vicenza" del 29 dicembre 2020. Articolo di Luigi Cristina

  • Amici dell'Obante: il nuovo CD per il Natale 2020 "Tra storie e leggende"

    Un coro nato 73 anni fa da un gruppo di giovani innamorati del canto e della montagna: era il 1947 e si respirava tanta voglia di lasciarsi alle spalle la guerra e di tornare a vivere, a scherzare, a gustare la pace. All’inizio dominava la tradizione popolare ed era molto forte il legame con il territorio; grazie a Vere Paiola e ad altri armonizzatori si diffondevano i canti della zona, ma iniziava subito anche il contatto con la canzone d’autore, soprattutto con Bepi De Marzi (il nostro coro è stato il primo ad intonare, e poi a registrare, la mitica “Signore delle cime”). Tre maestri si sono succeduti alla direzione del coro, il fondatore Gianni De Toni, Paolo Penzo e l’attuale direttrice Svetlana Skorobogataia Malets; con lei, proveniente da studi di musica classica e da attività didattica e concertistica, senza dimenticare i brani che sono parte integrante di una lunga storia, si stanno sperimentando anche nuove strade. E’ iniziata infatti una proficua collaborazione con il cantautore valdagnese Nico Bonato, autore di parole e musica di diverse canzoni, armonizzate poi dal maestro Mario Lanaro. Sono due persone della nostra terra, capaci di sperimentare, aperti ad una ricerca che lega il nuovo all’antico, nell’intento di emozionare, ma anche far pensare. Da questa collaborazione è nato un CD che presenta l’ultima fase del lungo cammino del coro, l’ennesima tappa di un percorso che comunica agli ascoltatori esperienze, valori, sentimenti. A trasmettere tutto ciò sono coristi che sono nel coro da cinquant’anni ed altri entrati recentemente, ma ugualmente partecipi di questa tradizione, tutti insieme a portare avanti il linguaggio universale della musica. Che i coristi cantino a una vita o da pochi anni non è l’aspetto più importante; quello che conta è la fusione delle voci e dei cuori, quello che conta davvero è essere tutti “amici dell’Obante”.


    Il cofanetto
    Coro Amici dell'Obante - Città di Valdagno - Coro Popolare

     

    Ascolta i podcast di presentazione

    Coro Amici dell'Obante - Città di Valdagno - Coro Popolare
    12 tracce
    2020

    Tra storia e leggende

    Podcast 1 Podcast 2 Podcast 3

  • Boriato, vena autarchica con canzoni nel cassetto

    Ha senso produrre canzoni in un mondo sempre meno interessato a un ascolto approfondito? Se lo chiede da anni il valdagnese Nico Bollato, Classe 1954, un cantautore che dalla canzone d’autore con la quale esordì a 33 giri nel 1975 ha dato prove di uno stile in continua evoluzione, pervenendo a una discografia parca e sempre più incline a sperimentazioni in bilico tra i generi. Dopo cinque anni di silenzio dall’ultima prova da studio (“Lo stilista"), egli ha raccolto materiale a sufficienza per un settimo album. Ma vanno prima superate alcune perplessità.
    La mia sensazione è che mediamente le persone non abbiano più voglia di informarsi e ascoltare. Questo già da tempo e non solo a causa delle contingenze recenti. Ciò che manca è la capacità di concentrazione: in passato si aveva fame di tutto, si correva, letteralmente, per informarsi e ascoltare, invece adesso in molti dovrebbero disintossicare il proprio cervello da questa apatia imperante. Nonostante ciò nei miei cassetti c'è diverso materiale: canzoni, riletture di brani editi con arrangiamenti particolari e perfino colonne sonore. Il problema più grande è quando cominci a cercare di mettere un ordine che sia temporale, di contenuto o di forma al materiale; adesso ci troviamo in fase di pre-produzione e sto rivendo un mood di totale autarchica, condizione dovuta ovviamente alla pandemia in corso. Questa è per me è una grossa novità avendo sempre lavorato con altri musicisti, un fatto che mi impone scelte nette e clic mi crea grossi dubbi. Un titolo papabile dell’album potrebbe essere, citando Nanni Moretti, ‘Io sono un autarchico’».
    Ma non c’è solo la musica leggera nel presente e nel futuro di Bonato: «Negli ultimi anni ho scritto canzoni di estrazione popolare per coro di voci maschili che sono state armonizzate dal Maestro Mario Lanaro, un grande musicista. Sei miei brani saranno presenti nel cd di prossima uscita del Coro Amici Dell’Obante diretto dal Maestro Svetlana Skorobogataia Males, a titolo Tra stone e Leggende’».
    Riflettendo sul 2020 in chiusura il tono del cantautore si fa ombroso: «Quest'anno di morte e povertà - economica ma anche intellettuale - avrà come conseguenza l’aumento della disgregazione sociale. E non credo a chi dice che ne usciremo migliori perché situazioni del genere gli uomini preferiscono dimenticarle. Quel che vedo, eccezioni a parte, è una società globale che, vuoi per egoismo o per ignoranza, non ha saputo trasformare in opportunità il fermo consumistico impostoci dall’alto».
    Interrogato in merito alla preziosa amicizia con l’indimenticabile Fabrizio De André, Bonato ricorda uno strano aneddoto: «Stavamo parlando di cinema d'autore e la conversazione si concentrò sulla filmografia del regista cileno Alejandro Jodorowsky; Fabrizio mi raccontò che una delle scene per lui più significative della pellicola ‘La montagna sacra’ era quella in cui il protagonista getta un uomo amputato di braccia e gambe fuori da una nave; motivò questo gesto spiegandomi che ‘Per raggiungere la Montagna Sacra (cioè la Conoscenza Ultima) bisogna sbarazzarsi anche della pietà».

    da "Il Giornale di Vicenza" del 13 dicembre 2020. Articolo di Filippo Bordignon

  • Amici dell'Obante: registrazione programma TV Tutti in coro

    Il nostro coro ha registrato in questi giorni le puntate per "Tutti in Coro", un programma TV che dà voce ai cori italiani. La competizione canora offre, ai migliori cori, la possibilità di esibirsi in TV. Una percorso che parte dalle audizioni, prosegue con le selezioni, si sviluppa con la gara e si conclude con la finalissima.


    La prima parte

     

    La seconda parte

    prodotto da mediapason.it

  • Il Coro Amici dell'Obante compie 70 anni

    Solo le cose di valore resistono al tempo e i 70 anni di vita del coro «Amici dell’Obante-Città di Valdagno» lo dimostrano. La seconda guerra mondiale era finita da due anni quando un gruppetto di voci guidate dal giovane Gianni De Toni mise le basi quello che diventerà una delle formazioni corali tra le più antiche fra quelle esistenti in Veneto. Le conseguenze del conflitto coinvolsero tutta la popolazione locale che dovette sopportarne e subirne le conseguenze, in questo contesto la pratica dello discipline legate alla montagna era una passione piuttosto diffusa, divenne motivo di aggregazione fra la gente e i cori intonati al ritorno di tante gite spensierate furono le prime prove di qualche canzone tradizionale. Cantare sembrava una necessità, il coronamento di una giornata trascorsa in montagna in compagnia. La musica metteva assieme la gente, ogni occasione era buona per unire le voci. Quando gli alpinisti degli “Amici dell'Obante” decisero di dare vita ad un coro che portasse lo stesso nome del gruppo escursionistico, di fatto, non fecero altro che ufficializzare ciò che avveniva ogni volta che si ritrovavano e intonavano canti popolari, della guerra o del folclore.
    Il primo anno di attività del neo formato coro, durante il quale i coristi si ritrovavano per le prove in sedi improvvisate, si concluse con il debutto alla sagra di Novale del 19418, fu un successo e segnò l'inizio delle attività del coro e delle loro partecipazioni a concorsi e rassegne, degli inviti a manifestazioni di grande importanza, dei concerti di fronte a pubblici più o meno grandi.
    Gli anni Cinquanta videro sorgere diverse difficoltà. A Valdagno la crisi economica era grande e le ripercussioni sul coro orano pesanti, sono gli anni dell’emigrazione, poca era rimasta la voglia di cantare, ma si trovò la forza di guardare avanti confidando nel futuro, le voci non si spensero e la fiamma del coro continuò a brillare. Dopo gli anni di difficoltà, quando l'avvenire era incerto, cominciano gli anni del boom economico, la vita riprende a pulsare in tutti i settori e gli “Amici dell’Obante”, che con tenacia erano rimasti in pista grazie al canto, rinascono, il coro si rianima e punta verso nuovi orizzonti artistici e l’antica amicizia si rafforza. In quegli anni proliferarono i gruppi locali cosi il terreno divenne fertile per affrontare i concorsi e cominciarono le trasferte. Il 1964 è una data importante per la storia del coro, è la data della prima incisione «Carne Nostre vol.1” con i brani del maestro Vere Paiola che tuttora fanno parte del repertorio. Questa prima in incisione fu accolta con entusiasmo e anche grazie a questo il coro iniziò ad espatriare portando in Europa le nostre melodie.
    Negli anni a seguire l'attività rimase intensa con uscite frequenti anche fuori provincia e riprese la partecipazione a concorsi con risultati sempre apprezzabili. Dopo quasi trent’anni di direzione il maestro Gianni De Toni decise, nel 1974, di passare il testimone al giovane Paolo Penzo e ii cammino del coro continua la sua strada fedele alla tradizione di sempre. Negli stessi anni inizia anche il restauro dell’ex chiesetta della SS. Trinità, luogo di pregio artistico che diventa ed e tuttora il luogo in cui il coro può riunirsi per fare le prove e anche intrattenersi. L’inaugurazione è nel settembre del 1977 nell'ambito delle iniziative organizzate per festeggiare i 30 anni di attività del coro.
    Dal 2009 il coro è diretto dalla professoressa Svetlana Malets Skorobogataia, Maestro Concertatore, insegnante e Direttore d'Orchestra, coadiuvata dal Sig. Sergio Frigo che portano avanti la tradizione del gruppo ai giorni nostri. Fare tesoro della tradizione musicale popolare significa fare memoria delle radici proprie e di tutto il popolo e nel cantare assieme il coro trae la sua forza e la sua vitalità, «Amici dell’Obante” e cosi amici per la vita, come ci tiene a precisare Pietro Attilio Faccin, alla presidenza da ormai più di trent’anni e specifica “sono orgoglioso di aver fatto parte di questo sodalizio e ancor più sono felice di poter godere questo momento di meritata soddisfazione”. 70 anni di cante e di ricordi, una storia vissuta nella fedeltà allo spirito dei suoi fondatori, una storia che parla di valori autentici, quali l’amore per la natura, il gusto di restare insieme, la capacità di stupirsi delle cose piccole e semplici. E’ una storia fatta anche di successi e affermazioni conseguiti in ambito nazionale e internazionale, soddisfazioni che hanno permesso ai coristi di rimanere giovani nello spirito, con la voglia di continuare ad essere ancora, dopo settant’anni, protagonisti non solo nel canto, ma anche nella vita sociale della città. Fare tesoro della tradizione musicale popolare significa fare memoria delle radici proprie e di tutto un popolo. Per festeggiare questi primi 70 anni il coro ha preso parte a numerosi eventi e manifestazioni durante tutto l’anno 2017 che si concluderanno con lo spettacolo di questa sera al teatro Super. Si tratterà di un allestimento inedito, in stile teatrale, fatto di storie di voci, di ricordi e di canti per raccontare questa storia e affidargli il compito di mantenere uno stretto legame tra il nostro presente e il nostro passato con uno sguardo verso il futuro. per non dimenticare i valori che ci sono stati tramandati ed attribuire il giusto merito per i coristi tutti che hanno dato vita a questo gruppo, dall’inizio a giorni nostri.
    L’AMORE PER LA MONTAGNA ESPRESSO ATTRAVERSO UNA CANZONE
    La montagna, il filo conduttore di tanti anni di svago salutare, di allegria, di compagnia simpatica e gioviale, la passione comune che ha spinto un gruppo di giovani a dare vita, nel lontano 19416 al gruppo escursionistico “Amici dell’Obante”. Un gruppo alpino libero da quelli tradizionali formato da amanti della montagna che desideravano far conoscere sempre di più l’alpinismo e l’escursionismo. Il Monte Obante si eleva fino a quota 2072 metri ed è il punto culminante della possente bastionata che cinge ad ovest l’alta Valle dell'Agno di Lora. Gli viene attribuito una sorta di valore simbolico, viene visto come un punto di riferimento. Scriveva Tarcisio Fornasa che nel 1932 fu vice presidente della sezione valdagnese del CAI, “La formazione di questo gruppo del Fumante, di cui fa parte l’Obante, è veramente caratteristica: guglie, pareti impressionanti, vaji. camini, ghiaioni e pascoli sono condensati un pochino come sono, nel gruppo alpino, gli elementi componenti: alpinisti di indiscutibile valore e schiapponi, crodaioli, prataioli, camminatori e troppo entusiasti del panorama, ogni carattere può trovare il suo gemello e le piccole differenze sono colmate dalla comune amicizia per l’Obante che tutti difende, tutti protegge e unisce”, continua Fornasa nella sua relazione “per mantenere l’accordo tra tante persone non bisogna fare politica, ognuno può pensare come gli piace, la buona educazione manterrà l'accordo e quando questo è tuttavia in pericolo interverrà il vecchio Obante del quale tutti sono amici e amico di tutti”. Dopo appena un anno dalla formazione del coro, sempre in stretta collaborazione con il gruppo escursionistico, nel 1948 venne installata una croce sulla cima Lovaraste che viene regolarmente mantenuta in ordine con le tinteggiature e la pulizia da parte di un gruppo di volontari all’interno del quale è ben rappresentato anche il coro “Amici dell’Obante”. L’amore per la montagna ha accompagnato i componenti del coro per tutti questi anni e ha saputo mantenere forti i legami all'interno del gruppo che moltissime volte si è esibito proprio ai piedi nelle montagne da dove tutto è iniziato. Anche il repertorio che portano nei loro concerti è spesso dedicato al mondo alpino, basti pensare alla famosissima “Signore delle Cime” che loro incisero ed intonarono per primi. Una canzone scritta nel 1958 da Bepi De Marzi per ricordare un giovane amico alpinista, scomparso qualche anno prima in montagna, travolto da una valanga.
    LA DIREZIONE DURANTE LE SUE 70 PRIMAVERE, IL CORO HA CONOSCIUTO GRANDI DIRETTORI, A PARTIRE DAL COMPIANTO GIANNI DA DE TONI A SVETLANA SKOROBOGATAIA MALETS, PASSANDO PER PENZO
    Come spesso accade con le cose belle, è la fatalità che realizza i desideri e l'ormai affiatato gruppo escursionistico, al termine di una escursione a Campogrosso, incontra un altro gruppo di escursionisti in cui è presente Gianni De Toni, dall’unione delle voci, nasce la decisione di dar vita al coro “Amici dell'Obante”. Classe 1924, De Toni suonava il pianoforte e aveva una formazione musicale che gli permise di organizzare un coro che si proponesse nel modo più curato possibile. In una dichiarazione di qualche anno fa diceva “abbiamo cominciato a pensare alla divisa e al distintivo per presentarci dignitosamente ai concorsi ai quali da subito partecipammo, ottenendo piazzamenti da podio. Eravamo in una trentina e il nostro impegno divenne serio e assiduo con risultati importanti, incoraggiati sempre e soprattutto dal pubblico valdagnese”. Dopo la sua scomparsa, nel 2012, tanti quelli che lo hanno ricordato come l’amico di sempre con un carattere tenace e determinato nel perseguire gli obiettivi. Nel 1974, a seguito di alcuni problemi di salute che costrinsero De Toni ad allontanarsi, la direzione fu assunta da Paolo Penzo, rimasto sul podio 34 anni, motivato e determinato a proseguire un cammino che nel tempo è diventato più prestigioso, tale da essere una istituzione. La sera del suo insediamento Penzo pronuncia queste parole “nell assumere il compito che il coro mi ha assegnato mi sono trovato disponibile perchè ero con amici e perchè nei quattro anni precedenti, oltre a cantare con i baritoni, collaboravo con Gianni nella preparazione delle voci e durante le prove avevo anche diretto il coro nel suo insieme”.
    Il cambio al vertice non produsse però grossi cambiamenti, il coro continuò a proporre lo stesso repertorio, mantenendo viva e cercando di far conoscere la tradizione popolare legata alla montagna. Dal 2009 il coro è diretto da Svetlana Skorobogataia Malets, maestro concertatore, insegnante e direttrice d'orchestra. Nata a Minsk, ha lavorato nell’orchestra filarmonica di stato per 10 anni e partecipato a svariate attività concertistiche realizzando il CD “The Magic of Zymbaly” che ricrea la tradizione musicale e il fascino sonoro di questo strumento.
    SOSTEGNO IL CORO AIUTÒ I TERREMOTATI DEL FRIULI NEL 1976 COSTITUENDO IL COMITATO PER LE CALAMITÀ NATURALI, POI DIVENTATO PROTEZIONE CIVILE LA CANTA PIÙ BELLA, UN GESTO DI SOLIDARIETÀ VERSO CHI HA PERSO TUTTO
    Nel maggio 1976 il Friuli trema, il terremoto devasta tutto, inizia cosi una gara di solidarietà per correre in soccorso di quella popolazione. Anche il coro “Amici dell’Obante” volle assicurare il proprio sostegno e cosi, con lo slancio di sempre, un gruppetto di volontari parti per Gemona, che divenne il luogo di intervento, con cui rimase un fortissimo legame di reciproca amicizia. In quella circostanza si costituì il “Comitato per le calamità naturali”, cui aderirono varie realtà locali tra cui il Comune e tutte le forze economiche e sociali della Valle dell’Agno, ma nessuno pensava che quel gruppetto stava compiendo un passo epocale, di fatto, da quel gesto generoso, si sarebbe sviluppato il servizio di protezione civile.
    Il coro in quegli anni aveva appena superato una crisi esistenziale e si era profondamente rinnovato con l’inserimento di molti giovani provenienti da esperienze comunitarie nel settore giovanile. Alcuni di loro avevano precedenti esperienze come la collaborazione dopo la catastrofe del Vajont e gli aiuti durante l’alluvione del 1966 in Valsugana cosi, oltre ad una raccolta di aiuti come cibo, coperte e vestiario, fu deciso l'invio di una squadra per la disinfezione formata interamente dai componenti del coro che, forti dello spirito di amicizia che li lega, si trovano a dover affrontare grandissime difficoltà.
    Un'ennesima catastrofe si ripete con il terremoto dell’Irpinia del 1980, anche in questo caso gli amici del coro danno la loro immediata disponibilità a partire per portare un aiuto, financo a fianco a pompieri e soldati e tantissimi altri volontari provenienti da tutta Europa. Il coro è tuttora presente nei ranghi della nostra Proiezione Civile con numerosi volontari attivi e presenti in ogni emergenza. Il sentimento della solidarietà si rinnova anche con gli amici bielorussi, un'amicizia nata sulle note del pentagramma e del folclore, durante una tournée del 1993. Di quei giorni indimenticabili, oltre al ricordo collettivo e personale rimane un legame che si consolida ogni anno con l’accoglienza, in un soggiorno salutare, di un gruppo di bambini che provengono dalla zona della centrale atomica di Cernobyl.

    da "Schio&Thiene" del 2 dicembre 2017. Articolo di Lisa Gavasso

  • Amici dell'Obante messa e concerto a Cerealto

    Sabato 25 novembre 2017 a Cerealto alle 17.30 in occasione della festa della Santa Patrona Santa Caterina d'Alessandria d'Egitto la messa sarà animata dal coro "Amici dell'Obante". Dopo la celebrazione ci sarà un concerto in chiesa e poi ci si trasferirà nel salone parrocchiale per un momento conviviale. Il coro quest'anno festeggia i 70 anni di vita e per Valdagno rappresenta una realtà importante oltre che sotto l'aspetto musicale anche per la valenza sociale che ha.

    da "Il Giornale di Vicenza" del 24 novembre 2017. Articolo di Luigi Cristina

  • La magia dello zymbaly. Giro del mondo in musica

    Appuntamento pomeridiano oggi alle 18 a Palazzo Festari (nella chiesa di S. Gaetano in caso di pioggia, comunque a ingresso libero), per Femminile Singolare, rassegna di musica d’autrice promossa dal Comune di Valdagno. Protagonista del concerto, a cura del Coro Amici dell’ Obante per il proprio 70° anniversario, è lo Svetlana Zymbaly Trio, formato da Svetlana Skorobogataia, direttrice del Coro e virtuosa di zymbaly (strumento che si suona con dita e bacchette), Daniele Benetti al pianoforte e Luca Nardon alle percussioni. Nata a Minsk, in Bielorussia, laureata in direzione d’orchestra e zymbaly.
    Cosa le offre questo strumento, che ama così tanto? Lo zymbaly è uno strumento tipico della Bielorussia, che si studia nelle scuole, negli istituti musicali e nei Conservatori. Ha subìto una evoluzione, e da strumento diatonico, come si usava nella tradizione popolare, è diventato cromatico, aprendosi a qualsiasi tipo di repertorio. Mi sono avvicinata al suo studio da piccola, su consiglio dei miei genitori. Mi piacciono gli strumenti a corda, hanno un fascino particolare: ma questo ha un timbro speciale, che a volte richiama il piano, a volte il mandolino o il clavicembalo, perché ha sfumature diverse che dipendono da come viene suonato, dal momento e dal repertorio, che ti fa modulare.
    A proposito di repertorio, su quale si orienta per i suoi concerti? All’inizio è stato difficile scegliere. Lo zymbaly, come detto, è uno strumento cromatico e puoi suonarci di tutto, così sono passata dai clavicembalisti ai pezzi per violino e pianoforte, magari con qualche modifica, ad altro ancora, anche in base al pubblico. C’è qualche pezzo classico, ma anche brani di musica popolare, visto che comunque la matrice di questo strumento è popolare. Attualmente, nella prima parte dei concerti proponiamo di solito brani di vari Paesi, passando dalla musica peruviana a quella greca o ebraica, tutti pezzi che hanno un certo svolgimento timbrico e una dinamica coinvolgente. Successivmante puntiamo di più sul repertorio russo scritto per vari strumenti, con mie trascrizioni. Al pubblico piace: spesso, dopo i concerti, le persone vengono da noi e ci ringraziano, anche con commozione, e non può che farci piacere come musicisti, perché il compito della musica è trasmettere emozioni. A Valdagno lei suonerà con un pianista e un percussionista.
    Che cosa offre di particolare questa combinazione? Con Benetti, al pianoforte, suoniamo insieme da molto tempo, mentre con Nardon quella di Valdagno sarà la seconda esibizione. Lo zymbaly è uno strumento solista, ma si sposa bene con altri, perché avere timbri differenti gli dà più varietà, che arriva all’ascoltatore. Pensavo di aggiungere uno strumento a fiato, per arricchire l’insieme dal punto di vista timbrico; ma Nardon, che ho conosciuto qualche anno fa, mi era rimasto impresso: abbiamo fatto un solo concerto prima di questo, ma credo che il suo intervento arricchisca molto.
    Giocando con il titolo della rassegna, lei “Femminile singolare” lo è davvero, come direttrice donna, dal 2009, del coro maschile Amici dell’Obante. Come è stato l’impattto? Nessun imbarazzo: un impegno professionale. Abbiamo pensato ai risultati, lavorando su programma e impostazione, e cercando di rinnovare il repertorio, pur nel rispetto della tradizione.

    da "Il Giornale di Vicenza" del 9 luglio 2017. Articolo di Alessandra Agosti

  • I “Signori delle Cime” alla ribalta da 70 anni

    Tra il pubblico, anche i presidenti Gronchi e Cossiga La direttrice Skorobogataia Malets è l’unica donna «Perplessità superate grazie alla professionalità»
    LA STORIA. Il coro Amici dell’Obante, fondato nel 1947, si è imposto come formazione di prestigio e custode delle tradizioni musicali vicentine con esibizioni nel mondo.
    Il canto, l’amicizia e la solidarietà. Questo e molto altro è il coro “Amici dell’Obante”: una realtà che ha inciso sulla vita di Valdagno realizzando eventi che si tramandano da decenni come il concerto pre-natalizio “Cante Nostre”, e ha dato per prima voce al capolavoro di Bepi De Marzi “Signore delle Cime” incidendo il brano a Milano.
    Il coro, formato da 38 elementi, compie 70 anni e non smette di esercitare il proprio fascino visto che di recente due sedicenni sono entrati a far parte della formazione. Vanta concerti in più angoli dell’Europa e del mondo, anche in occasioni di eventi internazionali come nel 1986 all’expo di Vancouver, e incroci con la Storia italiana grazie ad esibizioni davanti ai presidenti della Repubblica Giovanni Gronchi e Francesco Cossiga, all’avvocato Gianni Agnelli e Giulio Andreotti.
    LA STORIA. Il coro nasce ufficialmente nel 1947, ma è preceduto dal Gruppo escursionistico Amici dell’Obante, un gruppo di appassionati di montagna di Valdagno e Novale che dopo le escursioni si ritrovavano in rifugio a Campogrosso per cantare. Poi quando sette appassionati incontrano Gianni De Toni di Novale, che aveva già una formazione musicale e una bellissima voce, si inizia a fare sul serio. Il debutto avviene alla sagra di Novale nel 1948. Il successo è immediato e il coro inizia ad esibirsi in importanti manifestazioni. La direzione è affidata a De Toni dal 1947 al 1974 per poi passare a Paolo Penzo fino al 2009. La formazione è maschile, ma ora spicca l’unica presenza rosa: la direttrice bielorussa Svetlana Skorobogataia Malets. «Mi sono inserita nella realtà del coro gradualmente dice conoscevo la formazione dagli anni 90’ visto che c’erano stati degli scambi culturali con concerti sia a Valdagno che in Bielorussia. All’inizio forse qualcuno avrà avuto delle perplessità, ma io ho sempre guardato alla professionalità».
    GLI OBIETTIVI. Obiettivo principale del coro è da sempre la valorizzazione del patrimonio della cultura popolare veneta con particolare attenzione al repertorio canoro dialettale vicentino. Nel 1950 l’esibizione a Genova, poi la manifestazione canora “Microfono d’argento” che riempie il teatro Rivoli di migliaia di appassionati, presentata da Nunzio Filogamo e prodotta dalla Rai. Nel 1951 il coro vive un periodo di crisi, ma a salvarlo è un concerto a Genova che riporta l’entusiasmo. C’è anche un’altra crisi, quella economica che si fa sentire, ma l’Obante grazie anche a “El pegnaton”, un pentolone con una capacità di 50 litri che permette grandi spaghettate, rinsalda il gruppo. Ci si butta a capofitto nei concerti iniziando a girare l’Italia e raccogliendo consensi. L’interpretazione de “La ronda alpina” e “L’armonica in val del Sole” di Vere Paiola sono grandi successi.
    LA SVOLTA. Negli anni ’60 il coro è il primo ad intonare il famoso “Signore delle cime” di Bepi de Marzi, inciso a Milano nel 1964 alla Phonogram. Il maestro infatti aveva composto la canzone, ma cercava le persone giuste per un’interpretazione di livello. Il binomio coro dell’Obante-Signore delle Cime è un successo enorme. Nel 1972 debutta la rassegna corale che si svolge prima di Natale di “Cante Nostre” che prosegue ancora oggi. La sede a fine anni ’70 si sposta all’ex chiesetta della Ss. Trinità a Maglio di Sopra. I cantori sono in prima linea anche nella solidarietà e alcuni di loro fondano il comitato volontario di Protezione civile.

    da "Il Giornale di Vicenza" del 4 giugno 2017. Articolo di Luigi Cristina

  • Il «Bel Cant» che fa bene allo spirito

    E’ sempre grande l’emozione con la rondanèn’na’, stornellata parmigiana per ricordare che «Parma è il posto più bello della terra». Concorde il pubblico del Teatro Regio che sabato ha applaudito con calore il Coro CAI Mariotti: un coro con alle spalle 45 anni di attività, che fa parte della nostra storia (è infatti nato nel 70 in seno alla sezione di Parma del Club Alpino Italiano) e che ci mette sempre il cuore sia nel repertorio classico che nei nuovi e moderni arrangiamenti. E’ una rassegna ormai consolidata quella del Bel Cant, organizzata dallo stesso coro di casa nostra (con il patrocinio di Regione, Provincia, Comune e Camera di Commercio) e condotta come sempre (da ben 25 anni) con simpatia dal corista e presidente del Club dei 27, Enzo Petrolini: è infatti un appuntamento molto caro ai parmigiani, tanto da raggiungere con successo la 35° edizione.
    Tra i numerosi spettatori, non solo gli appassionati di sempre ma anche giovani generazioni, speriamo sempre maggiori in futuro: perché «il canto fa bene a tutte le età». Dopo il vivo riscontro del Cai Mariotti, diretto per la terza stagione da Monica Lodesani, sul palco si sono esibiti gli «Amici della Montagna» di Origgio (Va) diretti da Raffaele Ceriani: ancora condivisione per un coro che, spesso attraverso le parole di Bepi de Marzi, racconta la speranza, la fede, il rispetto della memoria, la sofferenza della natura e la gioia di vivere.
    Ancora voci virili con gli «Amici dell’Obante» di Valdagno (Vi) diretto da Svetlana Skorobogataia Malets e attento alle tradizioni della cultura popolare veneta, con particolare riguardo ai suoni arcaici della lingua friulano: in attività dal ’47 fu il primo coro italiano ad intonare il celebre brano di De Marzi «Il signore delle cime». Poi ancora grazia e dolcezza « dal suono limpido come acqua cristallina» con il coro parmigiano tutto al femminile «Dolci armonie» per la direzione di Beppe Boldi; una rarità molto apprezzata nel panorama solitamente maschile, a partire da quella ‘tortorela’ che ha riportato i presenti nella schiettezza e gioia di vivere della Parma di una volta, magari davanti a una scodella di vino.
    Tante le suggestioni armoniche e le commozioni per una serata che ha confermato ancora una volta l’amore profondo della nostra città per il canto: con quel «Signore delle cime» cantato insieme nel finale e dedicato con commozione all’amica che non c’è più Raffaella Marchini. Ma si sa, la musica può arrivare ovunque: e talvolta avvicinarsi anche a Dio.

    da "La gazzetta di Parma" del 14 novembre 2016. Articolo di Mariacristìna Maggi

  • Agno Canta – Rassegna dei Cori della Valle

    VALDAGNO. Cori protagonisti per una serata all'insegna della musica d'insieme. Torna la rassegna “Agno canta” che raggruppa tutte le formazioni corali di valle che, per una sera, saranno riunite nella chiesa parrocchiale della frazione di Piana, a sud di Valdagno. Sul palco, sei gruppi corali che si daranno il cambio dopo essersi esibiti con tre brani a testa. Una scelta dell'organizzazione per non appesantire una serata corposa e ricca di musica. In scaletta le performance dei cori “Amici dell'Obante” di Valdagno che è anche l'organizzatore ed il padrone di casa, “Amici della Montagna” di Trissino, “Gruppo Corale Maranina” di Valdagno, “La Valle” di San Quirico, “Aqua Ciara” di Recoaro e “Valle Fiorita” di Cereda. L'appuntamento a Piana, con il patrocinio dell'assessorato alla cultura del Comune di Valdagno guidato da Michele Vencato e dell'Asac, associazione per lo sviluppo delle attività corali in Veneto è per sabato 24 settembre a partire dalle 20.30. Agno canta è una rassegna annuale che viene organizzata a turno dai differenti ensemble della valle che, sempre dandosi il cambio, ospitano in location diverse i concerti. K.Z.

  • Concerto corale ”Cante d'autunno" a Ponte dei Nori

    Venerdì 30 ottobre 2015, alle 20.30 nella chiesa Santa Maria Madre della Chiesa di ponte dei Nori è in programma il concerto corale "Cante d'autunno". Si esibiranno il coro MàTa di Praga, diretto da Helena Vìelickà, ed il coro Amcii dell'Obante della direttrice Svetlana Skorobogataia Malets. La serata sarà presentata da Valeria Sandri.